Frank O. Gehry ha, come architetto, un passato poco ortodosso, nutrito di passioni non convenzionali per l’arte e per la vita, progressivamente riflesse nell’espressione di una maniera fortemente estremizzata. Affascinata dalla “sporcizia” visiva della città. L’architettura delle sue case è stata il grido liberatorio di una guerriglia estetica che ha celebrato il brutto. L’ordinario. Il banale. Come ingredienti di una bellezza cheap. Come il fascino di una Cenerentola grunge vestita di stracci. Fulvio Irace
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