Le Corbusier, pseudonimo dell'architetto Charles-Édouard Jeanneret (La Chaux-de-Fonds, 1887 - Roquebrune-Cap-Martin, 1965), frequentò la scuola d'arte della propria città natale in Svizzera, ma anziché formarsi come decoratore di orologi, tradizione locale e di famiglia, preferì puntare sull’architettura. Partì per un Grand Tour in Europa e nel Vicino Oriente ed entrò in contatto con i maggiori architetti del tempo (lavorò per Auguste Perret a Parigi e per Peter Behrens a Berlino). Nel 1918 fondò, insieme al pittore e teorico d’arte Amédée Ozenfant, il movimento purista e la rivista L'Esprit Nouveau, sulla quale pubblicò idee e manifesti teorici firmandosi con il suo pseudonimo, creato per l’occasione. Pochi anni dopo, con il cugino Pierre Jeanneret e la designer Charlotte Perriand, iniziò a Parigi l’attività di architetto e perfezionò, in un susseguirsi di memorabili progetti, i suoi Cinque Punti dell’Architettura Moderna; massima espressione di questi principi è la Villa Savoye a Poissy (1929-30). Fra le altre innumerevoli attività, Le Corbusier affrontò fra i primi il problema dell’“equipement intérieur de l'habitation” (celebri le collezioni numerate che riportano proprio le iniziali LC), promosse la fondazione del CIAM (Congrès International d'Architecture Moderne), propose tipologie innovative secondo cui riorganizzare l'abitato (le Unité d'Habitation e la concezione della casa come “machine à habiter”) ed elaborò una nuova scala di proporzioni che chiamò “Modulor”. La poetica del “béton brut”, il cemento grezzo, unitamente ai simbolismi e ad una nuova plasticità, emerge infine nelle sue ultime opere, fra cui la nuova città di Chandigarh (1951-66), la cappella di Notre-Dame-du-Haut a Ronchamp (1950-54) e il convento La Tourette a Eveux-sur-Arbresle (1952-56).
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